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Articolo a cura di Enzo Monaco – Una cosa è certa. Il peperoncino è una miniera di sostanze utili alla nostra salute. Cento grammi di bacca contengono: un alcaloide, la capsaicina; capsicina, oleoresina ad azione eccitante dei centri circolatori e respiratori; olio etereo contenente capsicolo; acido malonico e citrico; calcio, ferro, magnesio, fosforo, potassio, rame, zinco, zolfo. Molte vitamine: vitamina A, tiamina, riboflavina, vitamina B12, niacina, acido pantotenico, acido folico, vitamina C, vitamina E, triptofano, lisina; caretenoidi: capsantina; acidi grassi: palmitico, miristico e oleico; flavonoidi: quercitina, esperidina, cridietrina, lecitina, pectina.

Più importante di tutte è la vitamina C. In 100 g di peperoncini piccante ce ne sono 229 milligrammi contro i 50 dell’arancia e del limone, la massima concentrazione presente in natura.

Per questo molti medici consigliano di mangiare piatti piccanti durante le festività natalizie e per tutto dicembre, quando l’inverno è alle porte con raffreddori, influenze e bronchiti.

Per questo il Dottor Irwin Ziment, docente di medicina all’Università di California a Los Angeles, prescrive sistematicamente il peperoncino contro queste malattie.

È uno dei maggiori esperti di malattie respiratorie. Ha incominciato a studiare gli effetti del peperoncino quando si è reso conto che “starnutire e tirar su col naso è inevitabile a contatto col peperoncino”.

Studiando la medicina ayurvedica si è reso conto che utilizzava come espettorante rafano, cipolla e soprattutto peperoncini piccanti. C’era l’idea che le malattie che facevano sentir freddo dovevano essere trattate con sostanze che producono calore. Ma non c’erano fondamenti scientifici.

Cominciò allora a fare ricerche sugli espettoranti e in particolare sul Robitussin, un farmaco che contiene la guaifenesina, una sostanza derivata dal guaiacolo che ha la stessa struttura chimica della capsaicina e che si trova in molte pastiglie e sciroppi usati contro la tosse. Fino a concludere che il peperoncino, più di ogni altra sostanza, riesce a smuovere il muco quando ci sono raffreddori, febbre e bronchite. L’effetto è semplice: il corpo viene stimolato a secernere più acqua, il muco troppo denso si scioglie ed è più facilmente eliminato con i colpi di tosse.

Il dottor Ziment approfondisce le sue teorie con anni di studio e di ricerche, le illustra in decine di congressi medici, prescrive con successo il peperoncino ai suoi pazienti ma le industrie farmaceutiche non lo hanno mai preso sul serio.

So delle nuove battaglie che il dott. Ziment conduce contro i medici che “presi dalla chimica non si soffermano a riflettere sulle origini dei farmaci”. E mi vengono in mente le parole del prof. Bruno Amantea, presidente del Comitato medico scientifico dell’Accademia del peperoncino. Lui che è docente alla Facoltà di medicina dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, ce lo ripete da venti anni: “Le medicine costano molti soldi, il peperoncino non costa niente. I medici non lo prescrivono d’accordo con l’industria farmaceutica che solo così può consolidare i suoi lauti guadagni”.