Bernardino Ramazzini, medico e accademico (1633-1714) è stato autore nel 1700 del primo trattato sulla salute dei lavoratori, il “De Morbis Artificum Diatriba”. L’opera è il primo studio della medicina sulle malattie professionali, nessuno prima aveva ricercato negli ambienti di lavoro e nella mansione lavorativa svolte le cause o le possibili cause di malattia.
Nell’anamnesi al paziente, la sezione dedicata alla professione è di estrema utilità: se molti medici chiedono al proprio paziente se fuma, ben pochi chiederanno per esempio se è esposto ad agenti cancerogeni sul luogo di lavoro.
Ramazzini introdusse in anamnesi la domanda “che lavoro svolge?” in aggiunta al “come si sente?” di Ippocrate. Tra i medici attenti alla tutela della salute dei lavoratori ricordiamo Gaetano Pieraccini (1864-1957), clinico nelle corsie dell’Ospedale Santa Maria Nuova in Firenze, che ottenne nel 1908 la prima libera docenza di Medicina del Lavoro concessa in Italia. Medico sensibile alle condizioni lavorative delle donne e dei fanciulli, da deputato promosse una serie di proposte di legge per la concessione di assicurazioni sociali.
Secondo illustre medico, Luigi Devoto (1864-1936), che nel 1910 inaugurò la prima struttura dedicata alla diagnosi e cura delle malattie professionali, la Clinica del Lavoro, oggi dipartimento di Medicina del lavoro dell’Università degli Studi di Milano a lui dedicata. La tutela della salute dei lavoratori e la sicurezza sul lavoro sono strettamente unite, ma purtroppo ancora oggi si muore sul lavoro o ci si ammala a causa del lavoro.
L’infortunio sul lavoro è un evento che si realizza per causa violenta, in occasione di lavoro, la cui conseguenza può essere la morte, l’inabilità permanente o temporanea e astensione dal lavoro per più di tre giorni. Tra gennaio e ottobre 2017 sono state presentate all’INAIL circa 534 mila denunce di infortuni sul lavoro, 864 dei quali con esito mortale, incremento di 14 casi rispetto all’analogo periodo del 2016.
Nel mese di gennaio 2017 ci sono state 31 denunce di infortuni mortali in più rispetto al primo mese del 2016, oltre la metà delle quali registrate nelle tragedie di Rigopiano e Campo Felice.
La malattia professionale invece è una patologia eziologicamente connessa all’attività lavorativa la cui causa agisce lentamente e progressivamente nel tempo.
Le denunce di malattia professionale protocollate dall’INAIL da gennaio a ottobre 2017 sono state 48.849, 1.500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2016. Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, con quelle del sistema nervoso e dell’apparato uditivo, continuano a rappresentare quasi l’80% del totale dei casi denunciati.
Il lavoro dà orgoglio, identità e senso di appartenenza e per questo va difeso; ogni singolo lavoratore/lavoratrice di una qualsiasi categoria non è uguale o sostituibile come invece accade spesso a causa della precarietà, delle varie tipologie contrattuali e flessibilità nella produttività e stato di crisi ma unico e indispensabile.
Auspicabile che lo slogan “Cambiamo la storia” promosso nel 2017 dall’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro (ANMIL) in occasione della 67ª Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, non rimanga solo una frase ad effetto, perché dopo il lavoro, tornare a casa da chi ci ama è un nostro diritto.