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A cura del Dott. Alberto Mazzoni – Ogni giorno facciamo l’esperienza di conflitti interni. Una voce ci dice che la scelta giusta è fare una cosa, una voce ci dice che la scelta giusta è non farla. Possiamo chiamarle voce della ragione e voce dell’istinto, come facevano i greci, voce del bene e voce del male come nella cultura cristiana, ma l’elemento di base è che apparentemente il nostro cervello propende per due decisioni allo stesso tempo – il che è un po’ singolare.
In una prospettiva di psicologia comportamentale la questione è affrontabile nel quadro degli studi di Daniel Kahneman (premio Nobel per l’economia)  che prova come sia possibile identificare due diversi sistemi decisionali nel comportamento umano, uno veloce ed impreciso, uno lento ed accurato, che spesso però entrano in conflitto. La domanda a cui Kahneman, che è uno psicologo, non risponde però è: dove si collocano nel cervello questi due sistemi? Gli studi sul Parkinson possono aiutarci a rispondere a questa domanda.
La levodopa è la terapia farmaceutica standard per trattare i sintomi motori dei pazienti affetti da morbo di Parkinson da decenni ed è estremamente efficace. Allo stesso tempo, tra il 5 e il 10% dei pazienti con il Parkinson che seguono questa terapia sviluppano disturbi del controllo degli impulsi come shopping compulsivo, ipersessualità e dipendenza da gioco d’azzardo. Probabilmente questo è dovuto all’alterazione della dinamica neurale in un’area chiamata “nucleo subtalamico” che fa parte dei gangli della base. Quest’area infatti influenza attraverso il talamo sia la corteccia motoria che quella associativa e limbica, e fa quindi parte sia del network nel nostro cervello che controlla il movimento che del network che controlla la nostra valutazione degli eventi e quindi determina le nostre decisioni. L’azione della levodopa che agisce sull’area per sopprimere il disturbo motorio probabilmente causa squilibri nel network decisionale.
Per studiare questo fenomeno, all’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna abbiamo confrontato l’attività del nucleo subtalamico in pazienti Parkinsoniani con e senza dipendenza dal gioco d’azzardo. Le registrazioni dell’attività neurale sono state acquisite durante un gioco in cui veniva chiesto di prendere una serie di decisioni, in ognuna delle quali si poteva scegliere una strategia a basso rischio o una ad alto rischio. I dati sono stati acquisiti per motivi clinici presso l’Istituto Besta e l’ospedale del Policlinico di Milano, e i risultati sono stati pubblicati recentemente sulla rivista eNeuro.
Il risultato principale delle nostre ricerche è che il nucleo subtalamico si comporta in modo diverso nelle persone dipendenti da gioco d’azzardo. Infatti, questi pazienti hanno una tendenza a scegliere strategie rischiose, ma tale tendenza è nettamente diminuita quando c’è un aumento dell’attività del nucleo subtalamico. In altre parole, se l’attività del nucleo subtalamico è sufficientemente forte anche chi è dipendente da gioco d’azzardo è in grado di resistere alla tentazione della scelta rischiosa.
Questo risultato ci suggerisce che il nucleo subtalamico può essere uno degli interruttori che ci consente di passare da un comportamento istintivo a un comportamento razionale. Ancora più importante, ci aiuta ad immaginare un adattamento della terapia che sia in grado di curare i sintomi motori del Parkinson senza causare effetti collaterali sul comportamento.