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A cura della dott.ssa Annarita Chiarelli – Il fenomeno del cambiamento climatico non è un problema futuro ma attuale: il pianeta si sta riscaldando e continuerà a riscaldarsi. Alla base del fenomeno dobbiamo anche considerare la combustione di carbone, gas e petrolio con aumento delle emissioni di gas a effetto serra come appunto il biossido di carbonio (o CO2), il metano e il protossido di azoto. Dall’inizio della rivoluzione industriale, la concentrazione atmosferica dell’anidride carbonica è aumentata del 40% a causa del massiccio uso di combustibili fossili delle attività umane; la concentrazione del gas metano è cresciuta del 150% e la concentrazione del protossido di azoto è cresciuta del 20%.

Questi cambiamenti sul clima stanno portando al manifestarsi di veri e propri eventi estremi come vengono definiti dagli esperti quali alluvioni, siccità e ondate di calore. L’aumento della temperatura e la salute dell’uomo sono strettamente interconnessi attraverso vari e complessi meccanismi. Nell’uomo la temperatura è pressoché costante a 37°C (36.1°- 37.8°C) e molti degli elementi di controllo della temperatura corporea sono localizzati nell’ipotalamo, deputato all’attivazione dei meccanismi di risposta alle variazioni termiche. Le ondate di calore sono associate a incrementi della mortalità e dei ricoveri ospedalieri per patologie respiratorie, con effetti maggiori a carico delle persone affette da malattie polmonari croniche, quali la broncopneumopatia cronica ostruttiva. Soggetti con insufficienza renale possono essere a rischio sia per problemi legati alla disidratazione, sia perché possono andare incontro più facilmente a sbalzi di pressione durante i periodi di caldo intenso. I soggetti diabetici con neuropatia periferica sono invece incapaci di produrre una sudorazione efficace per via della interruzione del segnale che dal centro della termoregolazione è diretto alle ghiandole sudoripare.

L’assunzione di bevande alcoliche deprime i centri nervosi e stimola la diuresi, condizioni entrambe sfavorevoli alla dispersione di calore. Inoltre incrementa la vasodilatazione cutanea e aumenta la sudorazione. Non solo la popolazione generale può essere a rischio ma anche quella lavorativa, con particolare riferimento ai lavoratori che operano all’aperto ed esposti alle possibili ondate di caldo della stagione estiva. Diverse tipologie di lavoratori possono essere esposte, per la loro occupazione, a temperature ambientali elevate ed essere quindi maggiormente a rischio di sviluppare disturbi associati al caldo, in particolare se viene svolta attività all’aperto come in edilizia, cantieristica stradale e agricoltura. Pertanto, i gruppi professionali a rischio devono essere informati sulle possibili misure da adottare per prevenire gli effetti negativi dell’esposizione al caldo e su come riconoscere i segni e i sintomi dello stress termico e colpo di calore.

Il colpo di calore si manifesta con un’ampia gradazione di segni e sintomi a seconda della gravità della condizione. I primi segni del danno da calore comprendono una combinazione di sintomi quali debolezza, nausea, vomito, cefalea, brividi, difficoltà respiratorie, crampi muscolari e andatura instabile. Se il quadro clinico progredisce si manifestano alterazioni della coscienza di vario grado e intensità come stato d’ansia e confusionale, delirio, sincope, coma, fino al possibile decesso. Diversi fattori possono interagire nel determinare una situazione di stress termico: temperatura dell’aria, umidità, ventilazione, tipo di abbigliamento, livello di attività fisica, sesso, età e condizioni di salute del lavoratore. L’attenta valutazione del rischio e la prevenzione nei luoghi di lavoro sono necessari per evitare i danni alla salute e talvolta purtroppo i decessi dei lavoratori dovuti all’eccessiva esposizione alle alte temperature.