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A cura del dott. Alfonso Lagi – Ho visto questo signore perché padre di una mia vecchia allieva, vecchia perché io sono vecchio e quando lei era allieva era molto giovane. Ora è una bella e accattivante donna che mi è rimasta molto affezionata, purtroppo nulla più, ma può andar bene anche così. Questo padre è un uomo di 72 anni, incompetente e inconcludente su ogni cosa. Nella vita ha fatto molti mestieri, come capita a chi non sa far niente, tutti da “dirigente”, ribadisce lui ma in realtà, ho capito, molto da “introfulatore autonomo”. Ad ogni modo è un tipo di quelli “so tutto io” e “non va mai bene nulla”. Capita che quest’uomo abbia un dolore al fianco destro in sede lombare e, essendo il dolore insopportabile, si reca al pronto soccorso del mio vecchio ospedale, dove ho lavorato per oltre trent’anni e dove ho fatto il Direttore per oltre 25 anni. Gli viene diagnosticata una colica renale e non trovando ostruzione né calcoli, i colleghi lo rimandano a casa con una terapia antalgica, peraltro efficace e con un appuntamento per un consulto urologico da fare dopo qualche giorno. La figlia mi telefona perché il padre ha continuamente delle coliche, non può dormire e neanche mangiare. Acconsento a vederlo e l’uomo si presenta in ottime condizioni fisiche, ben pasciuto e ben agguerrito. Prendo visione della documentazione del pronto soccorso, vedo che il paziente è stato sottoposto ad anamnesi, a esame obiettivo, a ecografia e dimesso dopo qualche ora asintomatico con diagnosi di colica renale. Niente da eccepire. “Non trovo l’esame delle urine”, mormoro pensando a voce alta. “Eh… certo, dottore, non me l’hanno fatto… mi dica… ma lei avrebbe tollerato, se fosse stato ancora in servizio, che non lo facessero? Cosa gli avrebbe fatto?” Ebbi l’accortezza di non rispondere. Dall’ecografia che gli feci si evidenziavano voluminose e multiple cisti renali. “Vede”, gli dissi, “è possibile che lei abbia un piccolo calcolo che non si visualizza dall’ecografia, sia perché piccolo sia perché le cisti impediscono un esame ottimale. Ma è possibile che una delle cisti, di cui lei è portatore, si sia dilatata, sia stata sede di una piccola emorragia. Bisogna cercare con pazienza cause alternative al suo dolore. Lei deve fare una Uro-Tac”. “Vorrei farla senza mezzo di contrasto, so che è possibile perché mi sono informato”. “Guardi che non è possibile”, gli rispondo sereno, “è l’esame con cui ci potremo chiarire le idee e dare una risposta ai suoi dolori. Le devo però aggiungere che esiste un’altra possibilità, che lei abbia un herpes zoster, sa quello che si chiama familiarmente qui in Toscana il foco di Sant’Antonio. Lei non ha niente sulla pelle, ma è possibile che, dopo qualche giorno di dolori, possano apparire delle bollicine che fanno fare la diagnosi”. “Ma questa è una colica renale dottore. Va bene, farò la Tac col mezzo di contrasto”. Se ne andò senza neppure accennare al dovuto saldo della parcella perché padre di un’allieva. Non feci caso a ciò, sul momento. Dopo qualche giorno, sei per la precisione, suona il mio telefono ed è proprio lui, il PL.B. “Sa dottore, le volevo dire… Le devo fare i complimenti… l’ha detto anche mia figlia! In quel punto mi sono venute delle bollicine come lei aveva detto. Le telefonerà anche mia figlia per ringraziarla”. “Grazie a lei della telefonata, si faccia dare la cura giusta dal suo dottore”. Così risposi ma poi pensai subito, forse con superbia: “Quando il dolore non ti passerà dovrai ritornare da me a farti prescrivere la cura adeguata, allora ne riparleremo”.