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A cura di Fabio Picchi – Quando finita l’estate rientravamo a Firenze, lasciavamo i passi tenuti con le infradito sui sentieri elbani nella memoria delle libertà praticate. Libertà che ci vedeva, noi ragazzi, capaci di essere scalzi sulle spiagge di ciottoli o su qualsiasi scoglio.

Cacciavamo polpi nuotando fra questi ultimi per superbe lessature isolane e, se molto affamati, armati di un coltello si faceva anche “patelle” con cui le nostre madri cucinavano spaghetti memorabili. In città tornavano le scarpe e con loro altri giochi, altre storie, altre memorie. Tutto appariva e spariva con la velocità dell’impazienza giovanile del crescere.

Ci sentivamo immortali, e forse lo eravamo. Niente mi fermava, nemmeno gli aghi dei pini marittimi che si infilavano nelle prime, gialle, gommose “samurai” della mia vita; ma l’idea del pesto che ne sarebbe venuto fuori mi faceva sopportare ben altre fatiche. Così, fatti i pinoli, correvo dal Grassi che aveva il basilico a 7 metri dal mare, il parmigiano e l’olio che il babbo portava sempre da Firenze. Infine, sapevo che avrebbero chiuso la cena le amarene glassate al sole in uno zucchero che si trasformava in sciroppo: sono il fortunato figlio di Eliana, la più grande cuoca della mia vita. In alternativa si rimediava con i piccoli e sugosi cocomeri di Ersilia o le susine Claudie del Verrucchi.

Insomma, direte voi, si stava meglio quando si stava peggio? No, quello era un momento della irripetibile gioventù, ma anche oggi aver a che fare con le pesche Regina Bianca del Londa mi dà il senso del privilegio di vivere e, quando non visto, immerso nell’acqua della mia vasca me ne mangio una o due, proseguo il piacere uscito dal tepore dell’acqua, rimanendo scalzo per tutto il pomeriggio.

In fondo è così facile vivere bene. Eliana poi, l’altra sera, mi ha invitato a cena per dei pomodori ripieni di riso e carne fatti soffrire in un forno che li sbruciacchia per una straordinaria alchimia. So che ci saranno anche altre sorprese e così nessuna meraviglia per dei saltimbocca alla romana sugosi e morbidi. Nessuno si è accorto, data la notte, che mi ero ovviamente tolto le scarpe e stavo nella terrazza di mia madre respirando aria buona e memorie, tutto attraverso il palato e i miei piedi.

Una luna rossa ha albeggiato sui colli di Settignano, subito alla destra di Fiesole… e la certezza del divino mi ha invaso l’anima.