Il rientro dalle vacanze gli inglesi lo chiamano Post-vacation blues, gli americani Holiday blues, noi depressione da rientro. Si tratta di una vera e propria sindrome i cui sintomi sono: calo della concentrazione, spossatezza, disturbi del sonno, alterazioni dell’appetito, irritabilità, nervosismo, affaticamento, preoccupazione, emicrania, ansia. Può accadere che, ritornando alla nostra routine, il nostro umore si alteri fino a comparire in alcuni di noi una forma leggera di depressione. Capita a molti di noi, che al termine di una vacanza, invece di sentirci rilassati e carichi di energia e sprint, improvvisamente siamo stanchi, giù di corda. Cominciamo a rimuginare sul perché torniamo al lavoro, a scuola, o comunque alle nostre attività quotidiane. Da un punto di vista neuro-scientifico si verifica un processo di abbassamento dei livelli ematici di melatonina, di ormoni tiroidei, di cortisolo. Inoltre dobbiamo considerare che non siamo più esposti ai raggi solari, che influenzano l’azione di neurotrasmettitori come ad esempio la serotonina, “il cosiddetto messaggero del buon umore”. Ritornare alle nostre abitudini richiede dover riprendere i nostri ruoli di responsabilità, efficienza, organizzazione. Ritmi molto diversi da quelli sostenuti durante le ferie e ciò implica richiedere a noi stessi un eccessivo carico di stress poiché ci sentiamo costretti a riadattarci alla quotidianità. A questo proposito bisogna aggiungere che, sia la reazione fisica sia quella psicologica, dipendono da caratteristiche personali. In particolare, sono maggiormente esposti a depressione da rientro i soggetti ansiosi e mentalmente dipendenti dal proprio lavoro. Questa “ansia da rientro” colpisce solitamente i primi giorni di settembre. Un disturbo che, nel giro di pochi giorni o qualche settimana, dissolve le energie ritrovate durante le vacanze e fa arrivare a ottobre già saturi e fiacchi. Questa sindrome da rientro colpisce circa il 35% della popolazione, con maggior incidenza tra i 25 e i 45 anni, secondo i dati dell’agenzia Adnkronos. Maria Vittoria Mazzarini, esperta di Smartworking di Methodos Italia, società di consulenza che affianca le aziende nei processi di Change Management, sostiene che negli ultimi anni il problema è peggiorato perché la tecnologia ci permette di essere sempre connessi così tanto da non staccare nemmeno nel tempo libero. Cosa fare allora? Come combattere questa sindrome? Innanzitutto assumere un nuovo atteggiamento: affrontare i primi giorni con calma senza affannarsi, non ricominciare subito a rimuginare sui problemi lasciati senza soluzione prima di partire, ma trovare del tempo per passeggiare e stare a contatto con la natura, organizzare week-end con amici per comunicare e confrontarsi senza diventare subito internet- dipendenti. Bisogna imparare anche a darsi delle priorità: se abbiamo condiviso molto del nostro tempo con persone care, dobbiamo ricordarci di loro anche nella nostra routine e nelle rincorse a voler risolvere tutto in pochi attimi! Forse potremmo riflettere sul fatto che le ferie sono anche uno stato mentale: spesso in vacanza siamo noi a decidere di arrabbiarci meno, di interessarci meno ai nostri problemi, di distrarci con cose che ci sembrano attraenti, concedendoci piccole soddisfazioni. In vacanza siamo generalmente più benevoli con noi stessi e con gli altri, tendiamo a ridere di più e ad avere più voglia di condividere le esperienze. Probabilmente, lo stress da rientro è solo la normale conseguenza di un atteggiamento interiore, piuttosto condiviso, che porta noi stessi a credere che soltanto in vacanza sia possibile stare bene senza ansie eccessive. Cosa succederebbe invece se decidessimo di essere solari, rilassati, meno litigiosi e meno preoccupati, non solo per pochi giorni l’anno, ma per gran parte della nostra vita? Proviamoci!