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A cura della Redazione – Oggi mercoledì 6 febbraio ricorre la Giornata Mondiale contro l’infibulazione e le mutilazioni genitali femminili. Sono pratiche ricorrenti, queste, in 28 Paesi dell’Africa Sub-Sahariana, per motivi non terapeutici. Bambine e donne che ne vengono sottoposte subiscono gravi danni a livello psichico e fisico. Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), già 130 milioni di donne in tutto il mondo sono state sottoposte a tale pratica, mentre 6 milioni di bambine sono a rischio ogni anno. Le mutilazioni, sempre secondo l’OMS, possono essere di quattro tipi:
1) Circoncisione (o infibulazione al-sunna): è l’asportazione della punta della clitoride, con fuoriuscita di sette gocce di sangue simboliche;
2) Escissione del clitoride al-wasat: asportazione della clitoride e taglio totale o parziale delle piccole labbra;
3) Infibulazione (o circoncisione faraonica o sudanese): asportazione della clitoride, delle piccole labbra, di parte delle grandi labbra vaginali con cauterizzazione, cui segue la cucitura della vulva, lasciando aperto solo un foro per permettere la fuoriuscita dell’urina e del sangue mestruale;
4) Il quarto gruppo comprende una serie di interventi di varia natura sui genitali femminili.
Le pratiche si differenziano a seconda di dove vengono praticate: in Nigeria, ad esempio, sulle neonate, in Somalia sulle bambine, in Uganda sulle adolescenti.