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La non accettazione dei mutamenti del corpo rappresenta un importante campanello d’allarme
In alcuni articoli usciti qualche mese fa su questo Magazine, avevo cercato di descrivere le vicissitudini, spesso complicate, che si verificano nel percorso di crescita, nel passaggio dalla fase infantile a quella adulta, attraverso il periodo dell’adolescenza.
Il punto d’arrivo è all’accettazione di una nuova dimensione mentale e corporea che si svilupperà ulteriormente negli anni. Premetto che la descrizione della genesi dei disturbi alimentari che segue non rappresenta l’unica lettura possibile e molte teorie sono presenti con pari dignità. La mia risente inevitabilmente della formazione psicoanalitica e della pratica clinica.

A mio parere l’attenzione ossessiva e la non accettazione dei mutamenti del corpo (soprattutto nelle femmine) rappresenta, se coltivata nel tempo, una vera a propria forma di dipendenza, alla quale la ragazza si “affida” per fantasticare di rimanere immutabilmente bambina. Sono molti i fattori che possono indirizzare (inconsciamente) la ragazza a scegliere questa forma di dipendenza. Non ultimo lo stile di vita familiare, con l’eventuale presenza di una madre imperante costantemente a dieta, alla ricerca di una alimentazione salutista dove ogni cibo accuratamente scelto debba per forza “far bene” ma non necessariamente “piacere”.

È uno stile di vita che tende a negare il banale, naturale, “appagamento orale”, considerato inaccettabile. Le istanze intellettuali prevalgono sui bisogni corporei. Allora può capitare che la figlia introietti questo stila di vita e lo estremizzi fino alle massime conseguenze, come ha già introiettato ed estremizzato le altre regole, legate all’impegno verso lo studio, il dover primeggiare nello sport, il non cedere ad alcuna tentazione di tipo sessuale.
Il momento del pasto diventa una sorta di rito dove le briciole vengono pesate, dove i piselli vengono contati e anche tagliati a metà, dove le calorie vengono maneggiate con grande destrezza. Se poi la riduzione alimentare non viene più tollerata dai genitori, creando delle liti furibonde, c’è sempre la possibilità di andare in bagno, dopo il pasto e vomitare il tutto. Vengono messi in scena successivamente dei drammi familiari con un copione che si ripete quotidianamente e dove ogni attore ripete sempre la stessa parte…

Altro fattore importante che sostiene e alimenta (!) questa dipendenza è rappresentato dai Social Network, con siti “specializzati” dove si radunano persone che condividono questa condizione e si sostengono a vicenda: non per guarire, ma per incentivare il superamento dei limiti oltre i quali è reale il rischio vita…
Allora si organizzano vere e proprie gare, che assomigliano molto ai riti di iniziazione tipici di questa età. Una mia paziente, dietro suggerimento di una amica con la quale condivideva il problema, si comprò un vestito di una taglia inferiore alla sua, con l’intento, alla fine dell’anno, di poterlo indossare comodamente. Ottenuto il risultato si doveva scalare di un’altra taglia…

È possibile uscire da questa condizione, con grande impegno, tempo e dispendio di energie, ma questo strano rapporto con il cibo, questo “stile alimentare”, tende a rimanere per ancora tanti anni.