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A cura del Prof. Andrea Ungar – La sarcopenia è una comune sindrome geriatrica definita da perdita di massa, forza e funzione muscolare. Il termine “sarcopenia” deriva dal greco σάρξ (“sarc”, carne) e ἐρημία (“epemia”, mancanza) ad indicare la “mancanza di carne”, cioè di muscolo. Più specificamente, si tratta di un disturbo progressivo e generalizzato del muscolo scheletrico associato ad una maggiore probabilità di esiti avversi tra cui cadute, fratture, disabilità fisiche e mortalità.

La recente revisione della definizione operata dall’European Working Group on Sarcopenia in Older People (EWGSOP) permette di identificare la presenza di sarcopenia come probabile se un paziente riporta una ridotta forza muscolare, come certa se a questa si aggiunge una scarsa qualità/quantità della massa muscolare. Se oltre a questi due criteri si rileva anche la riduzione della performance fisica si parla di sarcopenia grave. Oltre alla classica manifestazione clinica della sarcopenia, ne esiste un’altra che si associa all’obesità che si chiama “obesità sarcopenica” e che si definisce quando si ha riduzione della massa muscolare associata a obesità. Il segno cardine della sarcopenia non è più la sola riduzione della massa muscolare, come era nella precedente definizione EWGSOP 2010, ma la riduzione della forza e quindi della funzione stessa del muscolo. Infatti, gli studi più recenti hanno dimostrato che la riduzione della forza ha un potere prognostico maggiore della riduzione della massa muscolare. A questo deficit funzionale corrisponde un’alterazione micro e macroscopica dell’architettura e della composizione muscolare.

La riduzione della massa e forza muscolare è in parte fisiologica a partire dai 45 anni: si stima che gli individui di età superiore ai 75 anni abbiano perso circa il 60% della forza muscolare e il 30% della loro performance fisica. In certi casi, tuttavia, questa riduzione diventa patologica. I meccanismi patogenetici che determinano la sarcopenia non sono ancora del tutto chiariti, ma alcuni fattori predisponenti sono noti. Tra questi, fattori costituzionali, il sesso maschile, il basso peso alla nascita, suscettibilità genetica e alterazioni delle cellule muscolari dovute al processo di invecchiamento stesso.

C’è poi la sedentarietà, spesso tipica dell’età avanzata o dovuta a patologie osteoarticolari che limitano il movimento o alla paura eccessiva e ingiustificata di cadere. Si ha anche la malnutrizione calorico-proteica, effetto della riduzione di appetito; questa è considerata erroneamente quasi fisiologica nell’anziano, ma in realtà è correlata spesso a una sintomatologia depressiva latente o all’isolamento e alla solitudine al momento del pasto. Esso non è più quindi un momento di convivialità e di condivisione, ma solo una necessaria sosta nella routine quotidiana. Lo stato infiammatorio cronico, infine, è un potente acceleratore della riduzione della massa muscolare. Si tratta di una condizione spesso subclinica che si ritrova nel paziente anziano e spesso correlata a malattie croniche, quali lo scompenso cardiaco, l’insufficienza renale, le malattie osteoarticolari, il diabete mellito, il declino cognitivo e l’insufficienza epatica. Ad oggi, sono molteplici gli strumenti validati per il rilievo della sarcopenia nella pratica clinica, ma non tutti sono disponibili nelle strutture sanitarie o utilizzabili in ogni paziente.

Per misurare la forza si possono utilizzare il dinamometro manuale o il test della sedia (tempo impiegato per alzarsi da una sedia e sedersi per 5 volte); per valutare la quantità/qualità del muscolo sono stati validati la DXA (Dual-energy X-ray absorptiometry (DXA), la bioimpedenziometria, la TC/ RMN dell’area muscolare della sezione lombare; infine per la misura della performance fisica sono utilizzabili la velocità del cammino, la Short Physical Performance Battery, il Time Up and Go Test e la velocità con cui si percorre un corridoio di 400 metri. Purtroppo ad oggi le opzioni terapeutiche per i pazienti con sarcopenia sono molto poche e basate su scarse evidenze e raccomandazioni deboli. Sicuramente la dieta dell’anziano deve essere normo-proteica se non ricca di proteine, al contrario di quanto spesso si consideri (minimo 0,8 mg/kg/24 ore di proteine). Nel soggetto sarcopenico la combinazione di esercizio terapeutico (soprattutto esercizi di resistenza e forza) e supplementazione dietetica con aminoacidi essenziali e vitamina D rappresenta la terapia di base, anche in età molto avanzate. Il testosterone ad alto dosaggio aumenta la potenza e la funzione muscolare, ma ha molteplici effetti collaterali che ne limitano l’uso. Altri farmaci sono in corso di studio, tra i quali molto promettenti sembrano essere i modulatori selettivi del recettore degli androgeni e gli antagonisti della miostatina.