Ogni estate si ripropone l’antico dilemma se proseguire con la supplementazione di Vitamina D o se, invece, sospenderla sino all’autunno
Cerchiamo allora di focalizzare la problematica ribadendo prima alcuni concetti fondamentali che ci serviranno per affrontare la questione. La vitamina D (calcitriolo), è più un ormone che una vitamina, e quando si parla di essa, in realtà, si intendono due diverse sostanze: la vitamina D2 (ergocalciferolo, di origine vegetale), e la vitamina D3 (colecalciferolo, di origine animale). Quest’ultima si forma anche nel corpo umano, e specificatamente nella cute, laddove il colesterolo endogeno viene trasformato in colecalciferolo grazie ai raggi ultravioletti del sole. La vitamina D, dopo essere stata assorbita nell’intestino o prodotta dalla cute, viene legata da proteine trasportatrici che la conducono prima nel fegato e poi nel rene, siti in cui, grazie a una serie di specifiche reazioni chimiche, viene attivata, condizione questa indispensabile affinché possa svolgere le sue funzioni.
Tra le funzioni più importanti della vitamina D, come ben noto, c’è quella di mantenere costanti i livelli di calcio e fosforo nel sangue attraverso la sua attività sull’intestino (modulando angiotensina-aldosterone e dell’insulinoresistenza. Nel caso di una sua carenza, pertanto, le conseguenze si ripercuotono inevitabilmente su molti apparati, provocando patologie quali depressione, malattie cardiovascolari, malattie autoimmuni (morbo di Crohn, sclerosi multipla), diabete, dermatiti e altre malattie della cute (psoriasi). Sappiamo come sia molto importante e necessario garantire un apporto minimo giornaliero di 600 UI di vitamina D (le Unità Internazionali corrispondono a 15 mg/giorno), e come i benefici a livello scheletrico si possono vedere quando le concentrazioni della Vitamina D nel sangue sono comprese tra 30-50 ng/ml, che corrispondono a circa 800 UI. E arriviamo al punto: come già detto, una buona parte della vitamina D, la quota endogena, deriva dall’esposizione alla luce solare. Ma il quantitativo di vitamina D che si forma a seguito dell’esposizione al sole è enormemente variabile, dipendendo da innumerevoli variabili quali l’entità di raggi solari che colpiscono la pelle, l’area geografica in cui siamo, la stagione, l’ora del giorno in cui siamo esposti alla luce, la copertura nuvolosa della giornata, la presenza di smog, il contenuto di melanina della cute, e gli indumenti che possono coprire la pelle stessa. In più, con l’avanzare dell’età la capacità della cute di formare la vitamina D a seguito dell’esposizione al sole si riduce di molto. Dall’altro lato, occorre considerare come i raggi solari che stimolano la produzione della vitamina D siano gli stessi che causano le mutazioni responsabili dei melanomi, e come conseguentemente il necessario uso delle creme solari protettive sia un fattore che influenzi negativamente la produzione di vitamina D. Inoltre, l’alimentazione da sola non riesce a soddisfare le esigenze del nostro organismo. Gli alimenti che possono contribuire all’introito di Vitamina D sono soprattutto i pesci ricchi di grassi, come il salmone, le sardine, le aringhe e gli sgombri, il fegato, il tuorlo delle uova, il burro, alcuni latticini, alcuni funghi e la frutta secca. In più, alcuni farmaci, tra cui antiepilettici, antineoplastici, antibiotici, antipertensivi e i trattamenti prolungati con il cortisone possono ridurre i livelli di vitamina D. Analogamente, l’assorbimento dei grassi è ridotto nei casi di celiachia, malattie infiammatorie intestinali o bypass gastrici. Comunemente, si cerca di limitare le sue carenze assumendo degli integratori a base di colecalciferolo, che si trova sia da solo sia in associazione al calcio o ad altre vitamine in forma di olio (l’olio di fegato di merluzzo), o come gocce o capsule molli (perle di olio di pesce, capsule di olio di krill). Nelle aree geografiche dove l’esposizione alla luce solare è modesta (ad esempio Nord Europa e Nord America), per supplire alle sue carenze, molti alimenti (latte, latticini, cereali) sono regolarmente arricchiti con vitamina D. In Italia, per via dell’inclinazione dell’asse terrestre, i raggi del sole per gran parte dell’anno non possono raggiungere l’inclinazione necessaria per trasformare a livello cutaneo il deidrocolesterolo in colecalciferolo. È vero che questo avviene invece in estate, ma le variabili sopra esposte che possono inficiare negativamente questa operazione sono talmente tante e di così difficile controllo complessivo, da non permettere di consigliare di default a tutta la popolazione la sospensione acritica della supplementazione durante questo periodo. Molto più opportuno e intelligente, invece, è che il MMG (alla luce della sua specifica conoscenza del paziente) personalizzi l’indicazione adattandola alle caratteristiche precipue ed assolutamente individuali di ogni singolo paziente, tenendo ben conto di tutte le variabili che abbiamo voluto evidenziare in questo articolo.