L’evoluzione biologica del virus SARS-CoV-2, a sua volta risultato delle mutazioni verificatesi nel tempo, ha comportato, come previsto dagli scienziati evoluzionistici, la progressiva selezione di varianti e subvarianti con il relativo cambiamento di patogenicità.
La corsa evoluzionistica del virus, generalmente volta a raggiungere la massima trasmissibilità possibile con prevalenza della variante più diffusiva sulle altre precedenti, lo porta a diventare capace di infettare finanche persone che possiedono una discreta immunità residua legata a infezioni verificatesi con ceppi precedentemente circolanti o a vaccino. Si è così passati dal ceppo originario di Wuhan responsabile di gravi forme di COVID-19 soprattutto nei soggetti particolarmente vulnerabili, agli ultimi lignaggi di Omicron che determinano prevalentemente malattie delle alte vie respiratorie ma che, in soggetti fragili ed immunocompromessi, possono essere responsabili di forme invasive polmonari o complicare comorbidità preesistenti. Le misure preventive, la diagnosi, l’inquadramento clinico e l’approccio terapeutico dei pazienti gestibili a domicilio hanno subito anch’essi cambiamenti passando da un tentativo di cure standardizzate nelle forme ancestrali (ceppi di Wuhan e immediatamente successivi) a quelle attuali ad personam. Ancor prima della proclamazione dello stato di emergenza sanitaria di COVID-19, la Medicina Generale italiana e la sua principale società scientifica, la SIMG , con il supporto dell’unità di ricerca Health Search, istituiva un gruppo di lavoro volto a identificare le fasi operative a supporto dei MMG per cercare di arginare la dilagante epidemia e per essere utili agli stessi operatori sanitari, ai malati e ai contatti. Nel susseguirsi dei mesi l’attività di ricerca, formazione, aggiornamento e comunicazione è stata spasmodica. La produzione di contenuti nel periodo compreso fra febbraio 2020 e marzo 2023 ha superato quota 500 tra comunicati stampa, articoli su riviste scientifiche, video pillole informative, linee guida e flow-chart, FAD asincrone, Webinars, sessioni congressuali, condivisione di approfondimenti con terzi, collaborazioni con Istituzioni e Società Scientifiche, raggiungendo complessivamente oltre 2.500.000 visualizzazioni. Cosa resta oggi di tutto questo? Sicuramente l’importanza di una tempestiva diagnosi di COVID-19 soprattutto nei pazienti vulnerabili e quindi ad alto rischio di sviluppare forme gravi di malattia insieme al monitoraggio dei sintomi e all’avvio di terapie idonee basate su evidenze scientifiche e buona pratica clinica. L’allerta in tal senso resterà ancora alta soprattutto per i prossimi mesi autunno-invernali. Infatti, si prospetta per le prossime stagioni l’arrivo di nuovi vaccini che affiancheranno le consuete misure di precauzioni individuali in caso di sintomi sospetti, nonché terapie sintomatiche e ricorso a farmaci specifici in casi ben inquadrati e limitati. Il medico di famiglia non può abbassare la guardia nei confronti dell’infezione da SARS-CoV-2, trovandosi sempre più nella posizione di dover attuare le scelte migliori per la gestione domiciliare dei pazienti. I sintomi generalmente lievi che caratterizzano la maggior parte dei pazienti colpiti dalle ultime subvarianti di Omicron attualmente in circolazione stanno però mantenendo alto il numero dei soggetti a cui prestare attenzione, a moltissimi dei quali sono sufficienti solo rimedi sintomatici per combattere manifestazioni prevalentemente a carico delle alte vie respiratorie: rinite, tosse stizzosa, faringite, laringite, febbricola.
I proclami di SIMG per contrastare i sintomi più lievi ma molto fastidiosi delle infezioni virali intercorrenti con attenzione particolare al COVID-19 sono condivisi con altre società scientifiche, istituzioni pubbliche (Istituto Superiore di Sanità, assessorati regionali alla salute) e Ministero, basati sulle più recenti evidenze scientifiche della letteratura internazionale derivanti a loro volta dalla valutazione e confronto ripetuto dei risultati di studi clinici controllati. Ne derivano indicazioni e comportamenti chiari che ribadiscono l’appropriatezza prescrittiva non solo di farmaci in conformità con le indicazioni registrate, ma anche al dosaggio ed ai tempi di somministrazione, considerando non per ultimi gli aspetti amministrativi e normativi. In presenza di infezioni virali, resta da evitare soprattutto l’uso improprio di antibiotici, cortisonici ed ossigeno in assenza di chiare necessità cliniche, quasi sempre necessitanti di ricovero ospedaliero. Restano così attuali le indicazioni fornite con i documenti di raccomandazione prodotti alcuni mesi fa e che vedono l’intervento prescrittivo del medico esclusivamente in base a decisioni di tipo clinico basate sull’approfondita conoscenza del virus e dei fattori di rischio individuali che permettono la corretta valutazione del proprio paziente da parte del medico di famiglia e di optare sempre più per soluzioni terapeutiche ad personam, mantenendo la responsabilità prescrittiva. In particolare, se da un lato l’astensione terapeutica ed il monitoraggio del caso sono raccomandati di fronte ad un paziente completamente privo di sintomi, l’utilizzo di farmaci per contrastare i sintomi più frequenti risulta essere rapidamente efficace. Tra questi il paracetamolo per contrastare febbre, cefalea, artro-mialgie, i FANS (ketoprofene sale di lisina, ibuprofene a basse dosi, flurbiprofene, morniflumato …) particolarmente utili anche in forma topica (colluttori) se le manifestazioni laringitiche e faringitiche prevalgono, gli antitussigeni in caso di tosse stizzosa e frequente, i lavaggi nasali ripetuti anche con sola acqua fisiologica. Nei soggetti ad alto rischio inclusi gli immunodepressi, soprattutto se con vaccinazione non effettuata o non aggiornata con ultimi richiami, l’avvio precoce alle terapie specifiche con antivirali e anticorpi monoclonali di ultima registrazione permette nella stragrande maggioranza di casi di evitare ricoveri e decessi. In conclusione, di fronte ad un qualunque soggetto che presenti una sospetta malattia di COVID-19, conviene sempre utilizzare le misure basilari di prevenzione della diffusione (mascherine, distanziamento, lavaggio mani…), accertare l’infezione con tampone ed inquadrare da subito il paziente in base alla eventuale presenza di fattori di rischio. Ne consegue la decisione del medico di trattare il paziente con validi farmaci sintomatici o avviare le prescrizioni di antivirali specifici/anticorpi monoclonali consentendo così una efficace gestione domiciliare del COVID-19 ed un ridotto aggravio sulle finanze del SSN.