Gli antagonisti dei recettori β adrenergici, meglio noti come β-bloccanti, sono da decenni farmaci di largo impiego nella pratica clinica.
Questi farmaci antagonizzano i recettori β-adrenergici, e dunque contrastano gli effetti mediati dalla noradrenalina, principale neurotrasmettitore dei nervi simpatici postgangliari, e delle altre catecolammine circolanti. Esistono tre sottotipi di recettori β-adrenergici (β1, β2 e β3), variamente diffusi nei vari organi e tessuti: a livello cardiaco, il più rappresentato è il β1. Da qui, la storica distinzione dei β-bloccanti in tre generazioni: la prima comprende i β-bloccanti definiti “non selettivi” per il sottotipo, ossia quelli che antagonizzano “indistintamente” tutti i recettori β-adrenergici; la seconda i selettivi per il recettore β1; la terza i β-bloccanti che esercitano azioni cardiovascolari aggiuntive attraverso vari meccanismi (ad esempio antagonizzando i recettori α-adrenergici). Dal momento che le catecolammine esercitano attività cronotrope ed inotrope positive, questi farmaci rallentano la frequenza cardiaca e diminuiscono la contrattilità miocardica. Per i β-bloccanti in cui è presente anche un’azione antagonista sui recettori α1, si assiste anche a una riduzione delle resistenze periferiche.
I β-bloccanti rappresentano, innanzitutto, uno dei quattro pilastri nel trattamento dello Scompenso Cardiaco a frazione di eiezione ridotta (HFrEF), in quanto farmaci “disease-modifying” che hanno dimostrato un impatto sulla riduzione della mortalità e sul miglioramento della sintomatologia. Le più recenti linee guida raccomandano l’introduzione di questi farmaci il prima possibile, iniziando con un basso dosaggio e poi titolando la dose sino a dose target o comunque sino alla massima dose tollerata. Diversi principi attivi hanno diverse dosi target: tra i più utilizzati, il Bisoprololo, ad esempio, ha dose target pari a 10 mg o.d. È interessante notare come recenti studi sembrino suggerire l’esistenza di differenze di genere relativamente alla titolazione dei β-bloccanti: nello specifico, è possibile che le donne necessitino di dosi inferiori per il raggiungimento degli outcome desiderati. Nel caso dello Scompenso Cardiaco a frazione di eiezione moderatamente ridotta (HFmrEF), invece, sembra esserci un impatto sul tasso di ospedalizzazione per riacutizzazione di scompenso e sulla mortalità, per cui la loro introduzione potrebbe essere presa in considerazione. Molti pazienti con HFmrEF, tuttavia, hanno altre indicazioni per l’assunzione di un β-bloccante, come ad esempio angina o fibrillazione atriale. Nella Fibrillazione Atriale (FA), il rate control, ossia il controllo della frequenza cardiaca per evitare che essa sia troppo elevata, è un aspetto di primaria importanza. I β-bloccanti rappresentano in questo ambito spesso i farmaci di prima linea, sia in caso di assenza di comorbidità, sia in caso di concomitanti ipertensione arteriosa e/o HFrEF (sono controindicati, invece, in caso di severa BPCO o Asma, per la possibile interazione con i recettori β2-adrenergici della muscolatura liscia bronchiale). In questo caso, la scelta tra i principi attivi è piuttosto varia: oltre ai quattro già citati (si veda Box 1), che rimangono comunque i più utilizzati, trovano spazio anche altri, come Atenololo per via orale ed Esmololo per via endovenosa. Sebbene i β-bloccanti possano essere utilizzati nei pazienti con Ipertensione Arteriosa, rispetto ad altri farmaci essi hanno mostrato minore efficacia nel prevenire alcuni eventi avversi, così un incrementato rischio di sviluppare complicanze in specifiche categorie di pazienti. Tuttavia, essi sono particolarmente indicati nel trattare l’ipertensione arteriosa in specifiche situazioni quali: concomitanza di angina, HFrEF, FA per il rate control e/o sindrome coronarica cronica. Il più utilizzato è il Nebivololo, dati i suoi maggiori effetti benefici sulla pressione centrale, sulla rigidità aortica e sulla disfunzione endoteliale e l’assenza di alcuni effetti avversi riscontrati con altri principi attivi appartenenti alla stessa famiglia.
Per maggiori approfondimenti sulle indicazioni più recenti, si rimanda a:
- 2021 ESC Guidelines for the diagnosis and treatment of acute and chronic heart failure.
- 2020 ESC Guidelines for the diagnosis and management of atrial fibrillation developed in collaboration with the the European Association for Cardio-Thoracic Surgery (EATCS).
- 2018 ESC/ESH Guidelines for the management of arterial hypertension.