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INTRODUZIONE
Lo scenario sociale attuale è stato contraddistinto negli ultimi anni da una accelerazione dell’evoluzione tecnico scientifica, che ha coinvolto necessariamente anche le relazioni interpersonali, Il progresso è talmente rapido che ha finito per generare delle spaccature orizzontali intergenerazionali che hanno trovato la loro definizione in tagli demografici etichettati in modo diverso, nel tentativo di comprendere meglio l’evoluzione dei valori, delle motivazioni e dei bisogni delle varie generazioni, e delle loro rispettive competenze ed abilità (baby boomers, generazione X, Millennials, gen Z…).

Nella sanità questo confronto divisivo diviene percettibile anche nell’ambito delle professioni sanitarie. La necessità di avvicinare le varie professionalità e seniority attorno ad un numero sempre crescente di pazienti pro-capite è divenuto necessario. Lo strumento del Mentoring sembra essere l’arma in più, unita al Training ed al Tutoring, per riavvicinare tra loro professionisti di diversa esperienza. Grazie ad un rapporto personale e confidenziale, basato su fiducia e stima reciproca, è possibile la facilitazione reciproca della crescita professionale personale. La complessità della realtà odierna, descritta come VUCA (Volatile, Incerta, Complessa e Ambigua), si è oggi ulteriormente evoluta a BANI (Fragile, Ansiogena, Non-lineare, Incomprensibile). È immaginabile che in questa condizione sia complessa la comunicazione intergenerazionale e spesso l’incomprensione compromette il trasferimento di informazioni e competenze. Questa situazione è particolarmente critica in ambito sanitario, dove il crescente e rapido ricambio generazionale nelle varie professioni sanitarie sta provocando più uno scontro intergenerazionale che uno scambio di esperienze e punti di vista. Il passaggio intergenerazionale è particolarmente cruciale in situazioni quali quelle della medicina generale. Questa transizione è di estrema importanza per garantire la continuità e la sostenibilità della prestazione sanitaria offerta dal sistema sanitario nazionale. Inoltre il Censis sottolinea come oltretutto stia emergendo negli ultimi anni una diminuzione del rapporto medici/abitanti (da 19,1 per 10,000 ab. nel 2008 a 17,3 nel 2020) e infermieri/abitanti (da 46,9 a 44,4 per 10.000 ab.). Per questo motivo trasferire competenze utili tra le generazioni è importantissimo per consentire la tenuta del know-how, al quale va aggiunta una capacità del sistema di gestione che valorizzi le micro-reti sul territorio e il lavoro in team, che per l’appunto prevede la possibilità per operatori sanitari di età diverse di collaborare sullo stesso percorso sanitario. Questo significa che ci saranno sempre meno medici ed infermieri disponibili per gestire il numero crescente di pazienti e garantire l’assistenza sanitaria.

In questo sforzo formativo e trasformativo nel preparare le nuove generazioni è stato prodotto un grande sforzo in termini di training e tutoring. In altre parole, si è cercato, tramite la formazione in aula e l’affiancamento sul campo, di preparare le nuove generazioni di caregiver all’impatto assistenziale. I risultati sono stati la logica conseguenza delle prerogative delle tecniche utilizzate, ovvero trasferimento di competenze per il training in aula e l’applicazione tecnica della prestazione sul campo con l’addestramento in tutoraggio. L’Health Coach, tra gli altri ruoli di facilitazione, promuove lo sviluppo e l’uso dello strumento del Mentoring formale. Il Mentoring entra nel merito della dimensione rimasta scoperta dal precedente sforzo formativo: la maturazione metodologica del professionista sanitario. Con il Mentoring formale passiamo dell’apprendimento all’autoapprendimento e dal tacito all’esplicito. Avere competenze scientifiche e conoscere le pratiche tecniche professionali non è sufficiente nell’affrontare una complessità come quella attuale, che spesso mette alla prova sia la capacità metodologica che quella etica del professionista. Solo la disponibilità di una persona di riferimento il Mentore, è in grado di poter far sviluppare rapidamente la maturazione consapevole dell’operatore sanitario e prepararlo ad affrontare situazioni complesse, aiutandolo a prendere decisioni determinate, impegnative ed efficaci. Il Mentoring aumenta la soddisfazione individuale, accelera lo sviluppo della leadership, facilita la gestione delle diversità e dei cambiamenti che il sistema sanitario sta sperimentando. La sua applicazione peer-to-peer nei sistemi sanitari anglosassoni ne ha dimostrato l’utilità e l’efficacia. In una società che si trasforma in modo sempre più flessibile la comunicazione sociale è di fondamentale importanza e il Mentoring consente in questo momento storico di gettare un ponte di comunicazione intergenerazionale che consente lo scambio reciproco della visione e della missione individuale. Il mentoring trae le proprie radici dal mito di Mentore, guida di saggezza affidata a Telemaco dal padre Ulisse alla partenza per la guerra di Troia. Sarà Mentore a sostenere Telemaco infondendogli il coraggio necessario per affrontare i Proci e a sostenere Ulisse assumendo le sembianze di Athena. Successivamente il letterato francese Fénelon nelle “Avventure di Telemaco”, fa in modo che il Mentore fornisca oggetti e consigli preziosi all’eroe. Da qui ai giorni nostri il Mentore ha sviluppato la sua identità come punto di riferimento di ispirazione per il suo protetto, il Mentee, nel sostenerlo in un rapporto confidenziale non giudicante di reciproca e profonda stima e fiducia.

Il supporto che il Mentor dà al Mentee è generativo:

  • chiede al Mentee del suo futuro (“chi vuoi diventare?”)
  • fa riflettere il Mentee sul significato ed il perché delle sue azioni
  • anticipa le aspettative del Mentee facendo leva sui suoi desideri e talenti
  • stimola il passaggio dall’impulsività alla riflessività
  • configura l’accesso ad una risorsa a lungo termine (la prospettiva)
  • annulla il divario tra teoria e pratica
  • consente una auto-organizzazione dell’apprendimento individuale

Contrariamente al Tutor, il Mentor sfida il Mentee a decidere autonomamente ed a pianificare il conseguimento dei suoi obbiettivi. La formula più comune di aiuto è lo stimolo all’intuizione. In questo senso il Mentee è responsabile del proprio apprendimento. Il più grande valore per il Mentee è quello di sviluppare la propria saggezza, non di prendere o replicare quella del Mentor. Dal punto di vista del Mentor, esiste poi l’effetto di quello che viene definito “reverse mentoring”, dove è il Mentee, il giovane, ad istruire il senior su competenze chiave quali quelle digitali. L’interazione tra Mentor e Mentee è un sistema auto-rinforzante dove il comportamento dell’uno influenzerà quello dell’altro. Pertanto questo doppio effetto non solo avvicina generazioni apparentemente troppo lontane per dialogare, ma ne risana anche le competenze mancanti eppure oggi sempre più necessarie.

CONCLUSIONI
L’uso del Mentoring successivo al Training ed al Tutoring consente una maturazione professionale più rapida dell’operatore sanitario all’interno di una situazione sanitaria sempre più complessa ed impegnativa sia per carico assistenziale che per la maggior crescita tecnologica. Questo tipo di rapporto univoco e confidenziale è benefico sia per il Mentor che per il suo più giovane Mentee. Una recente esperienza della Università LIUC sembra avere confermato l’impatto positivo di questa pratica presso i Medici di Medicina Generale nel biennio 2021- 2022. Auspichiamo che alla luce di queste recenti evidenze la pratica del Mentoring formale venga inserita nel programma di sviluppo delle competenze nel passaggio intergenerazionale di competenze.

BIBLIOGRAFIA
David Clutterbuck – “A ciascuno il suo Mentor” – 2019 – Franco Angeli ed.
David Clutterbuck – “Coaching the team at work” 2nd ed – 2020 – Nicholas Brailey Pub.
Michael Maccoby et al – “Transforming Health Care Leadership” – 2013 – Jossey Bass Pub.
Ioanna Iordanou et al – “Values and Ethics in Coaching” – 2017 – Sage Pub.