Alcuni farmaci utilizzati per trattare le più differenti malattie hanno come effetto collaterale l’aumento della glicemia. Vediamo insieme quali sono e suggeriamo alcune regole pratiche per evitare o controllare questo effetto collaterale.
Glucocorticoidi
Ciascuno di noi non si meraviglia che i corticosteroidi siano in cima alla lista. Il grado di aumento della glicemia dipende dalla situazione metabolica di base, dalla dose, dalla durata della terapia e dalle comorbidità. Ad alte dosi possono crearsi nuovi casi di diabete mentre i pazienti che già ne soffrono possono avere un significativo peggioramento del controllo glicemico.
Principi di trattamento: nei casi di diabete ben controllato o con ridotta tolleranza al diabete le modificazioni della glicemia possono essere trattate, almeno all’inizio, con la metformina, specialmente se le dosi di glucocorticoidi sono basse e vengono somministrate per breve tempo. Al contrario, nei soggetti con diabete preesistente non ben controllato o in quelli che utilizzano dosi elevate è necessario ricorrere alla terapia con insulina che diventa il trattamento di scelta. Si inizia con l’uso di una terapia insulinica prontam short actingm o in alternativa con una insulina lenta somministrata al mattino. Una modificazione delle abitudini dietetiche, restringendo l’uso dei carboidrati semplici, è una misura che deve essere messa in atto insieme alla terapia farmacologica. A questo si deve associare il controllo puntuale della glicemia più volte al giorno, aggiustando la dose di insulina al risultato dell’esame.
Farmaci antipsicotici
I farmaci antipsicotici sono spesso obesogenici e il 15 e il 70% delle persone che ne fanno uso aumentano di peso intorno al 7% o più del peso basale. Questo è un fattore che aumenta il rischio di sviluppare un diabete mellito tipo 2. Essi infatti causano un aumento della resistenza all’insulina e contemporaneamente hanno una diretta azione sulle cellule pancreatiche beta riducendo la secrezione dell’ormone. Questo si verifica con molti meccanismi: essi favoriscono la apoptosi delle cellule beta pancreatiche ed esercitano un antagonismo sui recettori D2 della dopamina, sui recettori della serotonina e su quelli muscarinici di tipo M3 che entrano in gioco nella secrezione insulinica in risposta all’iperglicemia. Le molecole più sensibili a questo meccanismo sono: clozapina, olanzapina, aloperidolo e ziprasidone.
Principi di trattamento: è indicato l’uso di farmaci che hanno una minore tendenza al guadagno del peso, come gli antipsicotici di terza generazione e l’uso di farmaci che agiscono sullo svuotamento gastrico e migliorano la resistenza insulinica come gli agonisti del recettore del GLP-1.
Diuretici tiazidici
Sono usati nel trattamento dell’ipertensione e associati ad alterazioni metaboliche, prima fra tutti la ipokaliemia. Sono inoltre responsabili di aumenti del colesterolo,dei trigliceridi e della glicemia. Si pensa che la ipokaliemia possa influire sulla comparsa di diabete mellito per un effetto collaterale legato a una riduzione della secrezione insulinica ma soprattutto ad un aumento della sua resistenza. Il fenomeno appare dose dipendente con un evento ogni 29 soggetti trattati.
Principi di trattamento: la correzione della ipopkaliemia appare come il trattamento di elezione per evitare lo sviluppo di nuovi casi di diabete.
Statine
La diminuita sensibilità insulinica e una sua ridotta secrezione sono i meccanismi patogeni considerati efficaci nello sviluppo della iperglicemia, L’incidenza complessiva del diabete è valutata fra il 9 e il 12% dei soggetti che assumono le statine. Il numero dei soggetti che sviluppano diabete è considerato 1 ogni 255 per un periodo di assunzione delle statine di quattro anni. La letteratura considera però vantaggioso l’uso a lungo termine delle statine quando si pensi che su un periodo di cinque anni si previene un infarto del miocardio non fatale ogni 39 trattati.
Principi di terapia: il beneficio potenziale della terapia in prevenzione primaria e secondaria per le malattie cardiovascolari supera quindi i potenziali rischi associati alla iperglicemia.
Betabloccanti
Sono una classe di farmaci utilizzati nel trattamento dell’ipertensione, dell’insufficienza cardiaca, delle coronaropatie e delle aritmie. I betabloccanti non vasodilatanti come il metoprololo e l’atenololo si associano ad un aumento della glicemia, alla comparsa di dislipidemia e all’aumento del peso, diversamente dai betabloccanti con azione vasodilatante come il carvedilolo, il nebivololo e il labetalolo.
Principi di trattamento: la principale avvertenza che deve essere tenuta presente quando si tratta la iperglicemia in corso di terapia con betabloccanti è di tenere presente che i farmaci possono mascherare eventuali episodi di ipoglicemia riducendo i tremori, la sudorazione e la tachicardia cosicché la ipoglicemia viene smascherata, non riconosciuta e può associarsi a ulteriori complicazioni.
Prendiamo spunto per ricordare che altri farmaci, in particolare gli antiretrovirali, gli inibitori della tirosina – kinasi, gli immunosoppressori, l’interferone alfa e gli ormoni antagonisti del rilascio delle gonadotropine, comunemente usati nel trattamento del cancro di prostata, sono anch’essi associati con il peggioramento del controllo glicemico e con lo sviluppo di diabete di nuova insorgenza. In conclusione il diabete farmaco indotto è un fenomeno potenzialmente reversibile nella maggior parte dei casi. Necessita comunque di attenzione e di trattamento per tutto il periodo necessario.