Aggiungi ai preferiti (0)
Please login to bookmark Close

Oltre 10 milioni di persone in Italia (circa 1 cittadino su 6) sono colpite da dislipidemie lievi e moderate, ma il 40% di queste, pari a 4,6 milioni di adulti, non ne è consapevole e non viene quindi trattato.

Tale circostanza determina un potenziale grave fattore di rischio per la propria salute sia sotto il profilo metabolico che, soprattutto, cardiovascolare con aumentato rischio per gravi complicanze da danno vascolare ischemico. La correlazione tra dislipidemie e patologie cerebro-cardiovascolari è nota ormai da diversi anni e da allora i medici hanno assunto consapevolezza dell’importanza di ridurre e contenere il prima possibile questo grave rischio. Tali condizioni in alcuni pazienti possono generare – specie se associati ad ipertensione arteriosa, obesità e stili di vita dannosi quali il fumo – conseguenze gravi quali infarto del miocardio, ictus e aterosclerosi. Al fine di ridurre e contenere tali rischi risulta fondamentale innanzitutto adottare uno stile di vita sano (ad esempio non fumare), nutrirsi in modo corretto e praticare attività fisica in particolare col progredire dell’età dato il crescente rischio età-correlato. Oltre a ciò, è importante rilevare che l’ipercolesterolemia e l’aumento dei trigliceridi sono condizioni in genere asintomatiche che possono essere individuate solo attraverso esami del sangue, prescritti o come controlli di routine o in base a familiarità.

Relativamente a questo, le moderne linee guida cardiologiche suggeriscono, per i pazienti a rischio, un monitoraggio continuo dei livelli di tali componenti unitamente ad uno stile di vita sano che comprenda sia un’attività fisica sia un corretto approccio dieto-terapico. Laddove questi interventi primari non permettano di raggiungere adeguati risultati, si può ricorrere all’integrazione con i moderni prodotti nutraceutici in grado di interferire con i livelli ematici di colesterolo e trigliceridi e, nei pazienti più gravi, all’utilizzo di farmaci (ad esempio statine ecc.). É evidente che nel processo di prevenzione dei danni da dislipidemie il ruolo dei moderni nutraceutici appare essenziale. In primo luogo, nelle persone con dislipidemie lievi e moderate o in aggiunta ai farmaci storici ove se ne voglia potenziare l’effetto. Un recente studio pubblicato sulla rivista “Functional Foods in Health and Disease“ e basato su linee guida di importanti società scientifiche di cardiologia, ha messo in evidenza che, nei casi di ipercolesterolemia lieve o moderata, un miglioramento dello stile di vita e l’introduzione di prodotti a base di sostanze di origine naturale permettono di conseguire rilevanti vantaggi nella prevenzione del danno cardiovascolare. I dati di tale studio confermano inoltre come sia fondamentale la collaborazione tra lo Specialista di settore e il Medico di Medicina Generale (MMG).

In tal modo, infatti, è possibile generare un’importante sinergia per la prevenzione delle malattie cardiovascolari che favorisce il rapido raggiungimento del target di trattamento garantendo così un migliore risultato di prevenzione. Purtroppo, il trattamento a base di nutraceutici presenta anch’esso, come tutti i trattamenti a lunga durata, la criticità dell’aderenza al protocollo da parte dei pazienti pertanto risulta cruciale la responsabilizzazione di questi ultimi attraverso un efficace patto terapeutico col proprio medico curante. Per quanto riguarda i prodotti nutraceutici è possibile differenziarli in base al meccanismo di azione attraverso il quale essi interferiscono con i livelli ematici di colesterolo e trigliceridi:

  1. inibitori dell’assorbimento intestinale di grassi (fibre solubili, fitosteroli e probiotici specifici)
  2. inibitori della sintesi epatica del colesterolo (riso rosso fermentato, carciofo, bergamotto,…)
  3. induttori della escrezione del colesterolo per via biliare (berberina)

Da quanto detto se ne deriva che la scelta dei nutraceutici in questo settore della medicina è molto vasta e quella più appropriata sarà guidata da conoscenze aggiornate e dalla stretta collaborazione tra Medico di Medicina Generale, Nutrizionista Clinico e (anche) Farmacista. Certamente la scelta del prodotto nutraceutico dovrebbe essere guidata dalla qualità della materia prima, dalla formulazione che spesso prevede più attivi combinati al fine di rendere sinergici i diversi meccanismi d’azione, infine e più importante dal profilo di sicurezza del prodotto. Proprio su quest’ultimo punto è emblematico il caso dei prodotti a base di Monacolina k che sono stati quelli più utilizzati, quantomeno nel recente passato.

Infatti, la Monacolina – prodotta dalla fermentazione del riso rosso da parte del fungo Monascus Purpureus – presenta una struttura chimica del tutto identica a quella della Lovastatina, molecola di sintesi capostipite delle statine, e come tale ne condivide oltre che lo stesso meccanismo d’azione anche gli stessi effetti collaterali. Da tempo questa molecola risultava un osservato speciale proprio per i potenziali effetti dannosi soprattutto se assunta a dosi elevate e da giugno 2022, per effetto del Regolamento n° 2022/860 adottato dalla Commissione Europea, è vietata la vendita su tutto il territorio europeo di prodotti contenenti singole porzioni per uso giornaliero con quantità uguale o maggiore a 3 mg di Monacolina da riso rosso fermentato. A tal proposito, una recente indagine condotta da Apertamente, società milanese di management consulting, condotta su un campione di 50 MMG ha messo in evidenza come praticamente la totalità degli intervistati (98,0%) sia a conoscenza dei rischi associati all’uso della Monacolina K nell’ipercolesterolemia e che il 90% ritiene esaustive le informazioni a propria disposizione e che più della metà, pari al 52%, vorrebbe ricevere ulteriori approfondimenti (fig. 1). Infine sono stati indagati gli eventuali cambiamenti nell’orientamento prescrittivo alla luce del Regolamento Europeo del 2022 (fig. 2). Ebbene circa una metà di essi, pari al 48%, ha dichiarato di non aver modificato l’orientamento perché comunque soddisfatto (16,0%) oppure perché le alternative terapeutiche non hanno dato i risultati sperati (32,0%). Il 46% dei medici intervistati ha invece dichiarato di essersi orientato verso altri integratori e infine, una piccolissima parte (6%) sta ancora valutando.

Di recente, alcuni costituenti naturali stanno mostrando caratteristiche decisamente innovative nella gestione delle dislipidemie specie ove si voglia ricavarne il massimo dei benefici dalla loro associazione. Il primo costituente di rilievo è certamente il Bergamotto dal quale si ricavano ingredienti attivi rilevanti quali neoeriocitrina, naringina, neoesperidina, melitidina, brutieridina. Tali costituenti nei prodotti di alta qualità vengono evidenziate e quantificate tramite cromatografia liquida ad alte prestazioni (HPLC) che si è dimostrato utile per la prevenzione cardiovascolare, perché grazie alle sostanze polifenoliche che contiene è in grado di abbassare i livelli di LDL anche a livello qualitativo: ciò significa che i lipidi che persistono si rivelano meno dannosi per la formazione della placca ateromasica Un altro costituente rilevante è rappresentato dal Melograno da cui si ricava l’acido ellagico che è un antiossidante fenolico che si trova naturalmente in alcuni frutti e verdure. Importanti evidenze mostrano come tale costituente possa vantare potenti proprietà antinfiammatorie con interferenza persino nell’evoluzione del diabete di tipo 2. Un terzo costituente è il Citrus Aurantium, un agrume ad alto contenuto di esperidina, un flavonoide che rappresenta un rimedio naturale utile per la microcircolazione e per disturbi legati al sistema cardiocircolatorio. Ancora, la Berberina, un prodotto di origine vegetale in grado di agire attraverso l’eliminazione del colesterolo a livello del fegato e migliorando i valori di glicemia sia postprandiale che a digiuno. Infine, la Vitamina K2 ricopre un ruolo importante nella prevenzione: ha infatti dimostrato di aumentare l’elasticità dei vasi.

L’evoluzione dei prodotti nutraceutici e la progressiva ricerca della qualità della materia prima, sta generando persino dati innovativi di tipo preclinico utili a definire gli aspetti legati alla sicurezza basilari prima dell’ampio uso in real practice. Tra tutti gli aspetti innovativi quello che maggiormente sta mostrando caratteristiche legate alla qualità dei prodotti nutraceutici è lo studio dell’interferenza dei prodotti finiti con le principali tappe metaboliche umane. In merito a questo aspetto la conoscenza dell’interferenza con gli aspetti metabolici legati ai citocromi P450 di certo è la caratteristica che maggiormente avvicina i prodotti nutraceutici ai tradizionali farmaci, costituendone così una caratteristica innovativa rilevante. I citocromi P450 sono i maggiori attori coinvolti nei complessi meccanismi di detossificazione essendo in grado di agire su un gran numero di differenti substrati, sia esogeni (farmaci e tossine di origine esterna) sia endogeni (prodotti di scarto dell’organismo). Spesso prendono parte a complessi con funzione di catena di trasporto di elettroni.

La famiglia del citocromo P450 rappresenta il principale meccanismo di detossificazione dell’organismo per i farmaci, ed è una delle cause alla base della variabilità del rapporto dose/ risposta in soggetti differenti che assumono lo stesso farmaco. Il differente range di risposta può infatti derivare – oltre che da fattori fisiologici come l’età, il sesso e lo stato di salute dell’individuo – da una differente velocità di metabolizzazione del principio attivo. Un più lento smaltimento della molecola farmacologicamente attiva può portare a una sua eccessiva permanenza nell’organismo, e quindi al manifestarsi di effetti collaterali dovuti al sovradosaggio; mentre un’eccessiva attività del citocromo aumenta la velocità di smaltimento del farmaco e può portare a una diminuzione del suo effetto o anche alla mancanza di effetti clinici. Pertanto, una scarsa o addirittura assente interferenza di un prodotto nutraceutico con i citocromi P450 permette l’utilizzo di tale nutraceutico in add-on anche nelle poli-terapie di pazienti complessi (quali spesso quelli nella terza età) garantendo elevati profili di sicurezza e rappresentando una soluzione in più a disposizione del medico. Su questo punto, alcuni studi evidenziano invece come la Monacolina sembri possedere un effetto inibitorio sull’attività degli enzimi appartenenti alla famiglia del citocromo P450.

Concludendo quindi, possiamo affermare che, in aggiunta ad uno corretto stile di vita, i numerosi integratori disponibili rappresentano strumenti rilevanti a disposizione del Medico di Medicina Generale per contrastare malattie quali la dislipidemia (lieve o moderata); solamente però i nutraceutici pharma-grade garantiscono quel profilo di sicurezza indispensabile per la scelta del prodotto più adeguato anche grazie alla conoscenza dell’interferenza con gli aspetti metabolici legati ai citocromi P450 che risulta una caratteristica fondamentale e imprescindibile per la valutazione di un moderno nutraceutico. Pertanto, prima di procedere con l’assunzione di integratori alimentari è sempre consigliato il parere del proprio medico curante perché, proprio come per la Monacolina, “naturale” non sempre vuol dire sicuro.