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Massimo Galli
Professore ordinario di Malattie Infettive Università di Milano, Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche L. Sacco

Influenza aviaria: sarà male di stagione o pandemia?

Professore, domandiamo a Lei, che è l’autore di “Una banale Influenza? Storia di una malattia sottovalutata”: questo nuovo caso messicano di influenza aviaria causata da un ceppo H5N2 è forse il segnale che dobbiamo prepararci ad una prossima pandemia influenzale?
La segnalazione che viene dal Messico di un caso di influenza aviaria causata da un ceppo H5N2 rappresenta una novità per il ceppo implicato che finora non è mai stato segnalato come coinvolto in infezioni umane, non è una novità rispetto a un problema che abbiamo da tempo e che vede ogni anno una certa quantità di persone che manifestano infezioni per questo o quello tra i numerosi virus in circolazione tra gli uccelli. I virus dell’influenza A arrivano dagli uccelli, ce ne sono numerosissimi con caratteristiche diverse a seconda del tipo di specie, preferenzialmente colpite dal punto di vista della loro patogenicità. Quello che fino adesso ci ha sempre allarmato più di altri è H5N1 da cui ci si aspettava la possibile nuova pandemia influenzale nell’uomo.

La si è aspettata a lungo, forse anche con qualche elemento di tensione eccessiva nel farlo, il fatto che non sia arrivata probabilmente ha contribuito a creare uno scetticismo generale sul problema, che bene non fa e che forse in qualche modo ha contribuito alla sottovalutazione iniziale del problema anche del Coronavirus e del COVID19. Questo H5N2 è uno dei tre ceppi in cui è presente una neuraminidasi di tipo due, segnalati finora come infettanti l’uomo, gli altri due sono un H9N2 che ha causato complessivamente più di 100 casi umani, soprattutto in Cina, ma nell’arco di una quindicina d’anni e determinando quadri clinici al più di blande infezioni respiratorie senza causare decessi. Poi c’è stato un H7N2, che è stato segnalato nell’uomo per la prima volta nel 2002 e che ha causato meno di una decina di casi finora dando una polmonite di una certa gravità soltanto in un caso in una persona con infezione da HIV.

Quindi il fatto di avere un nuovo caso causato da questo H5N2 in Messico, senza apparentemente altri casi secondari, cioè altri casi segnalati attorno e nei contatti di questa persona, non è di per sé particolarmente preoccupante, che però l’ahimè diffusissimo H5N1 (quindi non H5N2) sia tornato a creare dei problemi è un dato di fatto, e l’ha fatto anche di recente per la sua capacità di infettare anche altre specie, i gatti ad esempio. È stata segnalata a questo proposito una epidemia in Polonia tra i gatti e c’è un lavoro italiano che dimostra che in un contesto di prossimità con un allevamento d polli, in cui si era presentata un’infezione, anche i gatti che vivevano lì attorno avevano avuto infezioni prevalentemente asintomatiche.

Se tutto questo possa o meno nel tempo creare le condizioni di nuove pandemie nell’uomo è tutto da vedere. Sta di fatto che una futura nuova pandemia influenzale non è né una promessa né una minaccia, è purtroppo una relativa certezza. Non possiamo però sapere quando questo accadrà e se uno di questi ceppi aviari sarà o no l’elemento di origine della nuova pandemia.