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“Dottore ho i’ mal di pancia; c’ho i verticoli”
La malattia diverticolare (DD) è uno dei disturbi gastrointestinali più diffusi. Si stima che affligga 9 milioni di italiani. Conosciuta come “malattia diverticolare”, è una condizione medica caratterizzata da diverticoli nel colon, che sono dei “palloncini” e meglio detti scientificamente delle estroflessioni della mucosa e della sottomucosa del colon.

Si formano col tempo e sono causate dalla “debolezza” dello strato muscolare nella parete del colon. Quasi il 40% della popolazione di età compresa tra i 40 ed i 55 anni è portatrice di diverticoli. Nella fascia compresa tra i 70 e gli 80 anni l’incidenza della diverticolosi raggiunge quasi il 70-80% della popolazione. Soltanto nel 2-5% dei casi si verifica nei giovani cioè sotto i 40 anni. In questa fascia di età si verifica di più nei maschi e negli obesi.

Le donne hanno circa due volte più probabilità di sviluppare diverticoli rispetto agli uomini.
Fortunatamente la percentuale che presenta i sintomi è molto piccola; normalmente sono presenti nel nostro colon senza dare disturbi e si trovano solitamente nella parte sinistra del colon (sigma e discendente). Sebbene siano più frequenti tra gli anziani i diverticoli possono comparire a qualsiasi età e, tanto più precocemente insorgono i sintomi tanto maggiore è il rischio di complicanze (diverticoliti ricorrenti, ulcerazioni ecc.).

Quali sono i sintomi?
Essendo asintomatica, la diverticolosi non dà segni di sé e viene spesso scoperta occasionalmente durante una visita di controllo. Solo quando i diverticoli si infiammano (diverticolite) insorgono i sintomi tipici della malattia diverticolare come dolori addominali ricorrenti diffusi e gonfiore, e spesso si rende difficile la diagnosi differenziale con la malattia funzionale intestinale. In genere si possono avere dei dolori addominali diffusi e non importanti, localizzati per lo più a sinistra associati a meteorismo. Si possono presentare dopo i pasti e magari dopo aver mangiato di più e con cibi ricchi di grassi. L’alvo si presenta alterno con episodi di stipsi alternati a diarrea. La presenza di febbre e di crampi addominali sono sintomi che destano preoccupazione e necessitano dell’intervento medico e di terapie.
Le complicanze emorragiche (ovvero la presenza di sangue con e senza le feci) rappresentano il 3-5% dei pazienti. Così anche le altre complicanze sono la peritonite (infiammazione del peritoneo) e la perforazione del diverticolo. Non superano il 3% dei pazienti. Studi recenti affermano che circa il 20% della malattia diverticolare presenta sintomi e solo il 2% di questi necessita un ricovero in ospedale e solo 1% di quelli ricoverati finisce in sala operatoria.

Come si fa la diagnosi?
Per diagnosticare la malattia diverticolare il medico ricostruisce la storia clinica del paziente attraverso un’accurata e scrupolosa serie di domande, prosegue con un’approfondita visita medica e può se necessario avvalersi di uno o più test diagnostici. Un numero elevato di globuli bianchi può indicare la presenza di infezione. I segni più frequenti sono l’ispessimento della parete del viscere, i rapporti con il grasso mesenterico, i vasi, gli organi adiacenti e i versamenti addominali e gli ascessi. La colonscopia e la colon- TC sono ormai considerate le migliori metodiche di prima linea per confermare o escludere la presenza di diverticoli, senza che vi siano dubbi di forme acute.

Consigli alimentari per la diverticolosi
Non si utilizzano farmaci. In genere si raccomanda una dieta equilibrata, varia, con aumento della quantità di fibre per ridurre i sintomi della diverticolosi e prevenire le complicazioni quali la diverticolite. Le fibre mantengono la morbidezza delle feci e abbassano la pressione all’interno del colon in modo che il contenuto intestinale possa muoversi facilmente. Si raccomanda un consumo da 20 a 35 grammi di fibra al giorno ed eventualmente il medico può consigliare anche di assumere un integratore a base di fibra da accompagnare sempre ad abbondante acqua. A differenza di quanto si crede comunemente, non è necessario eliminare alimenti specifici: i semi di pomodori, zucchine, cetrioli, fragole, lamponi, così come semi di papavero e altri, sono generalmente innocui. È invece consigliabile ridurre il consumo di carne rossa, che sembra essere legata alla probabilità di andare incontro a diverticolite.

Che cos’è la diverticolite e come si tratta?
Si intende la presenza di diverticoli infiammati. È responsabile dei sintomi e delle complicanze della malattia diverticolare (espressione sintomatica della diverticolosi). La diverticolite acuta (DA) del colon è quindi una patologia ad altissimo impatto sociale. La DA è caratterizzata dalla presenza di dolore addominale severo e prolungato, febbre e leucocitosi (globuli bianchi aumentati) fino a complicarsi con ascessi, perforazioni e peritonite.
La terapia conservativa consiste nell’idratazione, nello stop dell’alimentazione per 48 ore e nella somministrazione di antibiotici scelti da medico. In genere nelle fasi acute lievi e moderate, che sono quelle che si curano a casa, si utilizzano antibiotici orali a largo spettro. Una volta che il paziente sta meglio si ricomincia gradatamente l’alimentazione da tornare a regime completo entro 15 giorni e si propone la terapia con la rifaximina (approvata in tutto il mondo) per una settimana al mese per 6 mesi. Spesso se i sintomi perdurano a casa è meglio ricoverarsi in Ospedale per controllare esami del sangue e indagini diagnostiche più accurate. Vengono somministrati farmaci come il metronizadolo e la ciprofloxacina, antidolorifici e soprattutto dieta idrica per 48 ore. L’ecografia, se eseguita da un operatore esperto, è un buon strumento di prima linea per identificare la diverticolite acuta e le sue complicazioni addominali.

Per ulteriori approfondimenti su questo tema potete visitare il nostro sito internet www.medmagazine.info rubrica Gastroenterologia: “La malattia diverticolare”.