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Per i bambini la festa più pregevole è il Natale. Soprattutto per loro è un momento per dedicarsi, magari insieme ai genitori, a fare i lavoretti per addobbare casa, creare decori natalizi per l’albero, occuparsi del presepe.

Tutti aspettano Babbo Natale che esaudirà tutti i loro desideri. Natale è sinonimo di regali, soprattutto per i piccoli. È la magia di trovare sotto l’albero il giocattolo più atteso e desiderato per tutto l’anno. Babbo Natale arriverà nelle case di tutti i bambini con i sacchi pieni di doni. Di solito loro gli lasciano biscotti, caramelle, noci e cioccolata per dargli il benvenuto a casa. I regali li lascerà sotto l’albero pieno di luci e nastri colorati. Torniamo bambini anche noi, addobbiamo la casa, andiamo in giro per shopping e, portandoci i bambini nei centri commerciali, chiediamo loro di mostrarci i giocattoli che vorrebbero ricevere da Babbo Natale. I bambini lo aspettano con ansia, con gioia e quando dopo le feste tornano a scuola o all’asilo, ciascuno racconterà le proprie emozioni.

Quando Il Natale si avvicina molti genitori cominciano a chiedersi: cosa dire ai propri figli rispetto a Babbo Natale? Fino a che età è normale che un bambino creda a Babbo Natale? La storia di Babbo Natale ha tanti aspetti positivi per i piccoli: si aderisce a una tradizione, il piccolo conosce la parola generosità («Egli porta i doni a tutti i bambini del mondo»), la parola condivisione («Prepariamo anche qualcosa per lui e le sue renne»), impara ad essere più bravo (così otterrà i giocattoli a lungo desiderati) e la parola pazienza. Infatti, per un bambino attendere il giorno di Natale è molto istruttivo: sperimenta la gioia dell’attesa che cresce, la condivide con gli altri. Ci chiediamo dunque: i piccoli ci rimarranno male? Si sentiranno presi in giro? Credo che non esista un’età esatta in cui è giusto interrompere l’incantesimo sulla credenza di Babbo Natale. L’importante è osservare il bambino e capire cosa ne pensa. Se mostra di avere ancora dei dubbi si può sempre salvare la possibilità di crederci ancora, magari chiedendogli “tu cosa ne pensi”, e in base alla sua risposta capire se ha voglia di confrontarsi con la realtà oppure no.

Studi di psicologia affermano che, al contrario di quanto si pensava fino a non molto tempo fa, perfino i bambini molto piccoli sono ben capaci di distinguere tra immaginazione e realtà. «Quando i bambini “fanno finta di”, esercitano una capacità cruciale da un punto di vista evolutivo: quella di figurarsi modi alternativi in cui la realtà potrebbe essere» ha scritto Alison Gopnik, autorevole psicologa che si occupa di sviluppo cognitivo infantile. Fino a cinque anni, di solito, i bambini credono incondizionatamente a Babbo Natale. A sette sono in molti a dubitare, a nove non ci crede quasi più nessuno.

Due ricercatori, Carl J. Anderson e Norman M. Prentice, hanno indagato in uno studio di alcuni anni fa (1994) la reazione di 52 bambini alla scoperta della verità. Nella maggior parte dei casi se ne sono resi conto da soli, e la maggior parte ha espresso sentimenti positivi dopo la rivelazione. O, se hanno avuto una piccola crisi, è stata comunque di breve durata. A riportare sentimenti di nostalgia e tristezza sono stati invece i genitori. Che, come asserito da un altro studio dei ricercatori Gregory S. Braswell, Karl S. Rosengren e Howard Berenbaum, hanno un ruolo chiave: quanto il figlio ci crede dipende anche da quanto loro stessi hanno investito nella fantasticheria e quanto sono elaborate le storie che raccontano.

Tutti noi abbiamo creduto a Babbo Natale. Ci possiamo allora domandare: quando dirgli la verità? I bambini vivono in un mondo reale e immaginario al tempo stesso: popolato di fate, maghi, fantasmi ed eroi dei cartoni animati. Essi sono una sorta di protezione contro la realtà del mondo a volte dura, e non credo quindi che bisogna per forza rivelare la realtà per riportarli sul pianeta Terra. Babbo Natale può essere visto come una sorta di ponte umano, simbolico, fiabesco tra il sacro e il profano. È la personificazione della speranza, della fiducia, del sogno. Lui ci ascolta, i bimbi si fidano di lui. È una specie di oggetto transfert, di copertina di Linus, di ciuccio, È un personaggio che, come i protagonisti delle fiabe, permette al bambino di costruirsi una coscienza emotiva armoniosa e fiduciosa.

Lo stesso psicanalista Bruno Bettelheim (1903 –1990) spiegava l’importanza delle fiabe e dei suoi personaggi come strumento di decodificazione della realtà. Parlando di simboli nello sviluppo psichico-infantile, lo psicoanalista si occupò di psicologia dell’età evolutiva e in particolare di autismo infantile. Bettelheim descrive in modo suggestivo le più belle e conosciute fiabe: da Hansel e Gretel a Cappuccetto Rosso, da Biancaneve a La Bella Addormentata nel bosco. Per l’autore la fiaba sviluppa la creatività, dà spazio al gioco semantico. È uno strumento educativo prezioso, rappresenta un punto di riferimento per la vita interiore del bambino e la vita relazionale dello stesso con l’adulto. La fiaba non ha solo la funzione di intrattenere il bambino, bensì gli permette di conoscersi e favorisce lo sviluppo della sua personalità Per Bettelheim una storia cattura l’attenzione di un bambino e lo incuriosisce. Ne arricchisce la vita stimolandone l’immaginazione, aiutandolo a sviluppare il suo intelletto e a chiarire le sue emozioni.

Applicando il modello psicoanalitico della personalità, le fiabe danno messaggi importanti a tutti i livelli della mente (conscia, preconscia e inconscia). Esse indirizzano il bambino verso la scoperta della sua identità e suggeriscono le esperienze necessarie per sviluppare il suo carattere. I personaggi e gli eventi delle fiabe personificano conflitti interiori e suggeriscono in maniera sottile come possono essere risolti. Identificandosi con l’eroe della fiaba il bambino può compensare le inadeguatezze del proprio corpo, soddisfacendo il desiderio di grandezza.

Ci si può chiedere se i bambini abbiano bisogno di credere a Babbo Natale. Io credo di sì; è una storia bella, è legata alla tradizione. Rassicura, perché fa parte di unrito e quindi, come tutti i riti, dona tranquillità e serenità e, al tempo stesso, è una sorpresa entusiasmante. Insomma, credo che si possa mantenere una bugia per una giusta causa.

Babbo Natale è un bella combinazione, una relazione tra novità e tradizione. E poi permette al bambino di sognare, di immaginare e fantasticare. È magico e noi non potremmo vivere senza fantasia.